mercoledì 26 settembre 2018

OLTREPO': LA NARRAZIONE TERRITORIALE CONTINUA

OLTREPO': LA NARRAZIONE TERRITORIALE CONTINUA

... e il lavoro di narrazione territoriale che via via sta coinvolgendo persone che vivono nell'Appennino di Lombardia e professionisti della scrittura, della musica, della messa in scena teatrale, delle realizzazioni di cortometraggi, della fotografia, etc non si ferma certo qui.
L'Oltrepo ha molto da raccontare. la narrazione territoriale continua: 
intanto oggi la Provincia Pavese informa che lo spettacolo prodotto dal progetto Oltrepobiodiverso sorto nell'ambito di AttivAree di Fondazione Cariplo andrà in tournée in Germania. 
E' stato realizzato da Davide Ferrari con il musicista Giacomo De Barbieri ed è stato messo in scena per la prima volta a Montecalvo Versiggia, il 24 giugno, per iniziativa di Fondazione Sviluppo Oltrepò e con la collaborazione del Comune di Montecalvo e del Museo del Cavatappi...

domenica 23 settembre 2018

ROVAIOLO: COME ABITARE LE TERRE ABBANDONATE


ROVAIOLO: UNA CONVERSAZIONE DA PRATO SUI BORGHI ABBANDONATI



 Rovaiolo, un paese abbandonato negli anni Cinquanta, posto tra dove finisce l'Alta Valle Staffora e dove inizia la parte pavese della valle Trebbia , in Oltrepò:
Rovaiolo vecchio: una storia esemplare, che meriterebbe di essere raccontata in modo articolato. Rovaiolo: il posto giusto per trovarsi a confrontare opinioni sulle terre abbandonate e come riuscire a farle rivivere.

Rendere attrattive le aree interne dell'Appennino è l'orizzonte che si è dato il progetto Oltrepobiodiverso, in corso di realizzazione da parte di Fondazione Sviluppo Oltrepò dopo che ha vinto il bando AttivAree di Fondazione Cariplo.
Così sì è colta l'occasione delle giornate europee del patrimonio e della bella iniziativa della Sovraintendenza delle giornate di studio "Ascoltare il paesaggio", realizzate col sostegno del Comune del Brallo di Pregola e della Fondazione Sviluppo Oltrepò, per darci un appuntamento: nel pomeriggio di sabato 22 settembre, nel borgo abbandonato di Rovaiolo, sopra l'abitato del Brallo.

Pochi chilometri di strada asfaltata, la provinciale 186, poi si scende verso il greto del torrente Avagnone che saltella rapido verso la vicina confluenza con il Trebbia.
Si attraversa il fiume su un ponticello e ci si inerpica, una salita che attraversa la macchia boschiva e in una ventina di minuti, anche per chi ha il passo più lento, si arriva alle prime case di Rovaiolo.


Lì, in una radura, seduti su balle di fieno appena falciato, abbiamo pensato di organizzare una "conversazione da prato"  su ABITARE LE TERRE ABBANDONATE. STORIE, PROBLEMI, SCENARI. 
Moderatore Giorgio Boatti, consulente del progetto Oltrepobiodiverso e ideatore della Scuola di Narrazione Territoriale sorta all'interno del progetto stesso. Interventi affidati a Mario Ferraguti (scrittore), Andrea Membretti (sociologo), Luca Micotti (architetto), Silvia Passerini (architetto, fondatrice della rete del Ritorno), Paolo Repossi (scrittore).



Prima la visita all'abitato, guidati dalla soprintendente Renata Demartini,  e poi la "conversazione da prato". Non erano una ventina, i volonterosi saliti a Rovaiolo. Nè una trentina.
Sono stati molti di più: inaspettati. Una settantina di persone che prima hanno preso visione del borgo e poi hanno trovato posto nel prato. Contavamo, speranzosi, su una ventina di volenterosi, che, coraggiosamente, si inerpicassero sulla mulattiera e giungessero sino a Rovaiolo.


Abbiamo capito subito una cosa: che per abitare un luogo abbandonato la parola è fondamentale, per riannodare una narrazione comune che si è spezzata. Ancora prima, però,  deve venire il silenzio.
Un silenzio che è aleggiato su di noi, prima di iniziare.
Sentendo solo il vento che è scivolato giù dal bosco ed è passato ad accarezzare i tetti di pietra delle case. Tetti di, ciapa scura che comincia a cedere sotto il peso dell'abbandono e col muschio che avanza ad occupare gli interstizi tra una lastra e l'altra.
Silenzio dunque.
E poi gli interventi - veloci, densi, partecipi del luogo e del momento - di Mario e di Andrea, di Luca, di Silvia e di Paolo.
Speriamo di poterli sintetizzare qui, in forma sintetica, se ce li vorranno mandare nei prossimi giorni. E poi, gradita sorpresa, ecco che sul prato è spuntato anche il parroco di Colleri e del Brallo, don Massimiliano, che ha portato non solo la sua parola ma, anche un megafono (di quelli che si usano nelle processioni, ovviamente) affinché si sentisse meglio quello che si stava dicendo.

Tutto è stato come speravamo, nelle nostre migliori aspettative.
Con qualcosa in più: la conferma che le parole, e dunque le narrazioni, sono irrinunciabili per l'abitare di nuovo luoghi e territori lasciati abbandonati. Per ricucire assieme passato e futuro. Non per "rompere il silenzio". Ma per fargli compagnia, affidandogli nuove storie da portare via lungo le vallate e i crinali d'Appennino.


mercoledì 19 settembre 2018

OLTREPO'. ASCOLTARE IL PAESAGGIO, UN RICCO PROGRAMMA DI APPUNTAMENTI




22-23 settembre 2018 Anno europeo del Patrimonio culturale
OLTREPO': ASCOLTARE IL PAESAGGIO
 un ricco programma di appuntamenti


PAVIA_18 settembre. Sabato 22 a Brallo di Pregola (PV) e domenica 23 settembre a Montalto Pavese (PV)  appuntamento con "Ascoltare il paesaggio. Voci e vita in Oltrepo' Pavese", in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2018.
Le Giornate Europee del Patrimonio (GEP) sono una manifestazione promossa nel 1991 dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea.
In Italia vi aderiscono i luoghi della cultura statali, i musei civici, gallerie, fondazioni e associazioni private, con un calendario che arriva a sfiorare i mille eventi culturali.
Quest’anno l'appuntamento in Oltrepò è organizzato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio in collaborazione con Fondazione per lo Sviluppo dell’Oltrepò, Comune di Brallo di Pregola – Comune di Montalto Pavese, Ordine degli Architetti, Ordine degli Ingegneri e Collegio dei geometri di Pavia.
Al centro degli incontri la tutela del paesaggio, la valorizzazione della biodiversità, le azioni di  innovazione territoriale e sociale in atto nell'Oltrepò Pavese.
Temi, quest'ultimi, al centro del progetto OltrepòBiodiverso selezionato dal bando AttivAree promosso da Fondazione Cariplo.
Oltrepo(Bio)diverso è il progetto  attraverso cui la Fondazione Sviluppo dell’Oltrepò Pavese e altri numerosi partner territoriali intervengono nelle aree collinari del nostro Appennino pavese, investite dalla crisi demografica e dalla stasi econimica,  a supporto della valorizzazione ambientale e dell'innovazione produttiva e sociale nelle attività agricole, turistiche, culturali e della ricerca, Per informazioni e per il programma completo: http://www.attivaree-oltrepobiodiverso.it/ascoltare-paesaggio-voci-vita-oltrepo-pavese/

Sabato la giornata, dedicata al ricordo dell'architetto Daniele Rancilio, si apre con una tavola rotonda (dalle 9.30 alle 13), nella  sala cinema del Brallo, nel corso della quale rappresentanti del MIBAC, della Regione Lombardia e delle  Soprintendenze lombarde si confronteranno sulle tematiche della tutela paesaggistica con docenti universitari, ricercatori, rappresentanti della Comunità Montana e del territorio.


Quindi il programma prevede una coinvolgente escursione accompagnata sino all'abitato, da tempo abbandonato, di Rovaiolo Vecchio (ritrovo ore 15 nella piazza del Municipio di Brallo, abbigliamento sportivo e scarpe da trekking): lì, nel silenzio del borgo ormai senza abitanti, si terrà uno scambio di idee sull' "Abitare le terre abbandonate": sarà introdotto dal giornalista Giorgio Boatti e vi parteciperanno il narratore Mario Ferraguti, il sociologo Andrea Membretti, l'architetto Luca Micotti, lo scrittore Paolo Repossi e Silvia Passerini fondatrice della Rete del Ritorno.
Un confronto che si focalizzerà sia sui progetti in corso per portare innovazione e valorizzazione territoriale nell'Alto Oltrepò  sia sulle azioni culturali e le dinamiche sociali da incrementare per incidere positivamente sull'attuale scenario delle "aree interne dell'Appennino".
In serata alle 21 Il paesaggio al cinema, incontro a cura di Roberto FIgazzolo e alle 23 l'osservazione celeste al Parco Astronomico di a Sovaie di Colleri, a cura dell'Associazione Adara - Astrobrallo.
Domenica 23 alle 10 a Montalto Pavese un tour nei giardini del Castello (riservato agli accreditati dagli ordini professionali) e, aperta a tutti,  in contemporanea, la visita a Palazzo Cristina al Museo delle Api. lì si presenta l'evoluzione delle tecniche di apicultura nel corso del Novecento  e il suo impatto nel decollo dell'apicultura oltrepadana, avviata ormai su livelli di qualità e professionalità.

giovedì 2 agosto 2018

LA SNT NON SI RIPOSA, PENSA ALL'AUTUNNO





DOPO LA CONCLUSIONE DELLA SESSIONE PRIMAVERILE LA SCUOLA DI NARRAZIONE TERRITORIALE NON VA IN FERIE: DEDICA LA PAUSA ESTIVA A PENSARE ALL'AUTUNNO E OVVIAMENTE AI PROSSIMI APPUNTAMENTI CHE VI PRENDERANNO POSTO
DUNQUE SEGUITECI. LE SORPRESE SONO DIETRO L'ANGOLO...

martedì 12 giugno 2018

Fotografia e biodiversità, con Francesco Tomasinelli


"Per ora è tutto ma potrebbero esserci ulteriori novità"... vi ricordate?
Lo scrivevamo presentando il programma della giornata della SNT di sabato 16 giugno 

E la bella novità arriva:  aggiunge al denso programma della giornata di Valverde un appuntamento
 - aperto al pubblico, dunque non solo per i partecipanti alla SNT -
alle 17, al Laboratorio Ambientale del Parco delle Farfalle
con Francesco Tomasinelli

che parlerà con noi di "Fotografia e biodiversità:
narrare per immagini, tra scienza e natura”.

Per chi non lo conosce qualche cenno su Francesco Tomasinelli che sarà con noi, al Laboratorio Ambientale del Parco delle Farfalle, a Valverde,  già nell'intervallo di pranzo:  nato nel 1971, fotografo e autore, laurea in scienze ambientali marine, è inviato speciale de La Rivista della NATURA. Inizia a fotografare negli anni dell'Università specializzandosi in fauna minore, poi allarga il suo interesse verso la fotografia di viaggio e della fauna in genere. Divulgatore scientifico, è curatore di importanti mostre sulla biodiversità e conduce indagini tecniche ambientali per studi professionali. Ha ispirato il personaggio del dott. Ornano, l'etologo di Zelig.

giovedì 7 giugno 2018

OLTREPOBIODIVERSO? NEI MIEI LIBRI E' COSI' di Paolo Repossi


SNT Materiali & Proposte




 In una Scuola di Narrazione Territoriale che fa tappa sulla biodiversità, servirebbe certamente uno svelto censimento che, partendo da opere ed autori che vi hanno dedicato attenzione, piantasse bandierine proprio laddove, nelle loro pagine, prendono vita, e denominazione precisa, animali e piante, coltivazioni e paesaggi del territorio. 
Come tasselli di un mosaico del "biodiverso" che c'è sempre, ma che spesso scordiano, questi elementi della natura - così variegata e tuttavia assai poco conosciuta, resa spesso muta e priva di denominazioni -  si incastonano quasi senza chiedere permesso dentro il racconto che l'autore va fabbricando. 
Una volta trovato il loro posto tagliano la strada o prendono a braccetto le vicende raccontate, si mettono sotto gli occhi di protagonisti e comprimari e li accompagnano da una stagione all'altra.
Quando questo riguarda un territorio che ben si conosce, come questo Oltrepò dove la SNT sta muovendo i suoi passi, e avviene per opera di uno scrittore di sicuro valore e di solido spessore come Paolo Repossi che ha visto i suoi romanzi e i suoi racconti pubblicati da Instar Libri, la tentazione di chiedergli di tracciare, seppur in sintesi, una vetrina della "biodiversità" , nelle sue opere, è stata ovvia. Quasi doverosa. (gb)

OLTREPOBIODIVERSO?
NEI MIEI LIBRI E' COSI'

di Paolo Repossi

Le sarmase 
"Appena il sole batteva dritto sui rivoni pelati, proprio dietro le ultime case di Borgalto, l’estate sembrava capace di fermare tutto.
Come se a un certo punto della giornata, per un accordo preso da tanto tempo e sempre rispettato, le cose e gli uomini la smettessero di fare del rumore e del movimento.
Rimaneva fuori solo la terra. In basso quella scura e mossa delle vigne, e in alto quella chiara dei rivoni e delle sarmase, che erano posti dove non andava mai nessuno, perché non andavano bene per fare niente e non rendevano niente.
Il Signore che aveva creato le sarmase non era stato tanto a guardare quando si era trattato di metterci della terra grigia.
Ne aveva messa così tanta che per farcela stare tutta, nello spazio che c’era, l’aveva dovuta piegare come una fisarmonica. 
Tra una piega e l’altra, a furia di scorrerci acqua, era venuta fuori la roccia che c’era sotto, come a un corpo che via la pelle e la carne si vedono le ossa.
C’erano venute delle piante che non sembravano neanche di quelle colline, sembravano quelle dei posti di mare.
D’estate, quando era tutto fermo, stare da soli, in mezzo a certi fiori piccoli e colorati, faceva sentire davvero importanti."
da Estate in pieno
(Pochi altri panorami ricordano l'Oltrepò come le sarmase. Tutti, per avere la cittadinanza oltrepadana, dovrebbero almeno una volta recarvisi in pellegrinaggio)


Il fango 

"Al primo acquazzone dell’autunno il fango si era mosso, di notte, da dove stava nascosto.
Era venuto giù come una cioccolata calda.
Appena aveva capito che non c’era niente a fermarlo, aveva riempito le cunette, e in silenzio si era allargato sull’asfalto della provinciale trentotto, subito dopo Montuberchielli e ancora più avanti, in altri due punti.
Poi era andato avanti a piovere piano.
Era bella la pioggia alla fine dei temporali, quando diventava sottile.
Sembrava una pioggia straniera, forse atlantica. Il vento a raffiche la faceva ballare come un tendone pesante, e nascondeva, dietro, un cielo di carta velina."
da La gestione dell'aria
(Il fango ha fatto scappare più gente dalle colline che non la miseria, o la distanza. È stato lui, nel tempo, uno dei nemici più forti)

il vento e le piante

"Ai lati del fosso che veniva giù dalla Mezzacosta c’erano due file di piante.
Robinie e sambuchi, che a maggio erano sempre carichi di fiori bianchi e di un profumo che si allargava per metà della vallata.
Piacevano a Elio, e anche dopo aver sentito dire che le robinie sono infestanti, a lui piacevano lo stesso.
Le trovava eleganti e intraprendenti, con quel fusto dritto e sottile e quei rami che andavano a cercarsi la luce negli angoli dove filtrava.
Chissà perché sono tutte piegate da una parte, e dalla stessa parte poi.
Si vede che sono piante che a un certo punto si piegano. Era una considerazione che a Elio veniva spontanea ogni volta che passava di lì.
Si era costruito una serie di ipotesi sul fatto che fossero così storte.
Forse era per via del movimento dell’acqua nel fosso, o forse per quello della terra, che ferma, da quelle parti, non ci rimaneva quasi mai.
Magari era il peso di tutti quei fiori in primavera, oppure, più semplicemente, il vento.
 Però il vento una pianta la può piegare solo quando soffia. Era questo che lo lasciava senza parole. Il vento che piega le piante anche quando non c’è.
Allora, ragionando così, poteva anche essere il tempo."
da l'erba che fa il grano
(Ogni tanto mi piace saltare in groppa a un personaggio e fargli dire qualcosa di strano)

la nebbia in collina
"Certe nebbie, in collina, si ha sempre l’impressione di potersele scrollare di dosso in un attimo, come si fa con una coperta troppo pesante nelle notti di inizio primavera.
Si ha la tendenza a pensare che basterà salire ancora un po’ per esserne fuori e vedere finalmente un pezzo di cielo."
da l'erba che fa il grano
(la collina ha un clima migliore della pianura. È sempre un posto verso dove fuggire)



i torrenti

"Coppa, il nostro torrente, l’hanno svuotato come una cava per un bel pezzo, almeno un chilometro. Hanno continuato un mese a portare via camion di ghiaia, e di sicuro ne hanno portati via più di quelli che erano previsti, perché viaggiavano tanto la mattina presto e tanto anche la sera.
Se uno va adesso a vedere, c’è un letto così largo che Coppa non ce la farà mai a riempirlo d’acqua. L’hanno anche abbassato di un bel metro, e tutti i fossi che ci finiscono dentro dovranno abbassarsi anche loro, così cominceranno a mangiare terra attorno e magari metteranno in movimento delle frane.
Dentro Coppa erano cresciuti i salici e le canne, che si piegavano quando veniva giù una piena, poi si raddrizzavano pian piano, ancora sporchi di malta.
Se uno andava a farci quattro passi era tutto così, salici, canne e pozze d’acqua ogni tanto.
Adesso sembra asfaltato."
da can che dorme
(certe volte ci si mettono gli uomini a complicare tutto)




le frane e la neve
"La seconda nevicata dell’anno era stata una nevicata come si deve. Ne aveva messi giù almeno quaranta centimetri. Aveva livellato tutto, e aveva fatto tirare un po’ il fiato a quelli che avevano le frane, che adesso non si vedevano più."
Era venuta ancora una spolverata, che stavolta aveva messo in evidenza tutte le frane.
Come la farina sopra una pagnotta, come il cemento asciutto sopra una soletta malfatta."
da la gestione dell'aria
(buon segno, se ci si vergogna ad avere le frane. È ancora un paese ben coltivato)

le stagioni
"Devo ricordarmi di fare attenzione a quando arriva la primavera, perché è un momento speciale, e se uno non ce l’ha presente, il momento scappa via.
Devo ricordarmi che fa caldo davvero solo tra metà luglio e metà agosto, e non fa caldo continuamente.
Di sera, dietro casa, c’è quasi sempre aria. Se riesco a tenerlo presente, l’estate diventa più sopportabile.
Mi devo ricordare che al primo temporale dopo ferragosto comincia a far fresco e le giornate sono un bel po’ più corte che a giugno.
Devo avere ben presente che non è vero che non ci sono più le stagioni.
Ci sono, e ognuna, devo ricordarmelo, ha dentro qualcosa che può far diventare la vita più leggera, così c’è meno da spaventarsi di tutto il resto."
da l'erba che fa il grano