Narrare. Delle due l'una: o dell'incontro con l'altro (dio, l'amore, il nemico, il destino, la fortuna, la sciagura, l'amicizia) o dell'esplorazione del mondo circostante. Dunque i luoghi: i narratori territoriali hanno bisogno dei luoghi per entrare in se stessi e nel mondo.
I luoghi, lo scrive Proust, sono "giacimenti profondi del nostro terreno mentale". Lo spiega, all'inizio della Recherche, quando è alle prese con i due sentieri - la strada di Swann, verso Méséglise, o la passeggiata dalla parte dei Guermantes - della sua ricerca del tempo perduto.
Italo Calvino - ne la strada di San Giovanni - del suo rapporto con i luoghi, a cominciare dai sentieri, dice cose fondamentali, da porre ad incipit di ogni riflessione sulla narrazione territoriale.
un sentiero - la strada di san Giovanni, appunto - è il discrimine tra mondi interiori e mondi nei quali incamminarsi, è la frontiera tra lui e suo padre: "la strada che suo padre percorreva per andare al podere di San Giovanni segnava la sofferta divisione tra il suo mondo, fatto di boschi e campi, e quello del figlio, labirinto di muri e di carta".
Narrazione territoriale è imparare che VIVIAMO NEL MONDO CHE CI NARRIAMO e i luoghi sono, prima di ogni altra cosa, i guardiani ai quali affidiamo le nostre narrazioni. O meglio, le nostri visioni del mondo. Lo intuisce e lo spiega benissimo Italo Calvino nelle prime pagine de "La strada di San Giovanni":
"Per mio padre il mondo era di là in su (ovvero dalla strada di San Giovanni, che portava ai poderi della collina, nda), e l'altra parte del mondo, quella di giù ( la città di San Remo, il lungomare, la vita urbana, nda), era solo un'appendice, talvolta necessaria per le cose da sbrigare, ma estranea e insignificante, da attraversare a lunghi passi quasi in fuga, senza girare gli occhi intorno.
"Per mio padre il mondo era di là in su (ovvero dalla strada di San Giovanni, che portava ai poderi della collina, nda), e l'altra parte del mondo, quella di giù ( la città di San Remo, il lungomare, la vita urbana, nda), era solo un'appendice, talvolta necessaria per le cose da sbrigare, ma estranea e insignificante, da attraversare a lunghi passi quasi in fuga, senza girare gli occhi intorno.
Io no, tutto il contrario: per me il mondo, la carta del pianeta, andava da casa nostra in giù, il resto era spazio bianco, senza significati; i segni del futuro mi aspettavo di decifrarli laggiù da quelle vie, da quelle luci notturne che non erano solo vie e le luci della nostra piccola città appartata, ma LA CITTA', uno spiraglio di tutte le città possibili, come il suo porto era già i porti di tutti i continenti...".
la carta del pianeta: ad ognuno la sua, da disegnare
La carta del pianeta: dunque la rappresentazione - simbolica e tuttavia fatta di concretissimi elementi di luoghi, e memorie ed esperienze - dei mondi che portiamo in noi e che ci guidano nelle nostre ricognizioni attraverso spazi abituali o nuovi. La carta del pianeta: ognuno ha la sua. da descrivere, da disegnare, dove far incontrare i mondi-luogo che ci fanno essere quel che siamo.
(g.b.)
(g.b.)