giovedì 10 maggio 2018

PostA: da Simon Marsh

PostA

da Simon Marsh 
simon marsh, varzi

Ciao,
Ho ricevuto il programma della Scuola di Narrazione Territoriale di sabato 12 maggio, a Zavattarello: ottimo, veramente.

Ho cominciato a fare qualche prova per il blog. Non scrivo molto in italiano.
In ogni modo, si tratta di un esperimento, e l’unico rischio è di imparare e migliorare. E prima o poi riuscirò a produrre qualcosa che possa andare bene per il blog. Per ora, è un buon esercizio.

Ho scritto questo testo venerdì; poi ho cominciato a tagliare; a lasciar decantare. Ero quasi convinto di non mandartelo, poi è arrivato il programma di sabato, con la frase di Ishiguro, e mi sono accorto che quello che ho scritto aspirava proprio a questo: Ma alla fine, tutto si risolve in una persona che dice all’altra: “Questo è ciò che sento io. Riesci a capirle quello che dico? È lo stesso anche per te?”
Ho anche voluto esplorare la parola “nembo” che mi ha affascinato così tanto durante il primo incontro di SNT.

(la prossima volta, simon,  una foto dei nembi, anzi dei tre tipi di nembi che corrono sopra il cielo di varzi; questa l'abbiamo attinta in rete)


Quartino
1 (NEMBI)

Sono alla scrivania. Avrei del lavoro da fare, invece fisso il rettangolo di cielo definito in alto e a sinistra dalla mia finestra. Gli altri due lati sono la grondaia della chiesa parrocchiale, e le irregolari corrugazioni dell’orizzonte formato dalle ultime tegole sullo spiovente dell’edificio di fronte, che ospita una storica bottega di salumi e pasta fresca. Anche stamattina c’è un vento insolito. Servirà per portare via la pioggia, ma probabilmente anche per portarne altra. Le nuvole viaggiano a tre velocità distinte. I nembi bassi di grigio tenue, con un puntino di canna di fucile, scivolane via come se attraversassero una superfice prive di attrito: un pavimento liscissimo, appena incerato. Quelli sopra sembrano indecisi; quasi volessero restare. Poi vengono trasportati lentamente; assorti nel richiamo della scia di quelli più carichi. Gradualmente, il vento prende quota; le ultime nuvole, guardiane della troposfera, cercano di librarsi: custodiscono la membrana di azzurro che tiene al riparo questa nostra versione del mondo dall’infinito.   


SCUOLA DI NARRAZIONE TERRITORIALE: PAESAGGIO, UNA PROVOCAZIONE



SPUNTI PER I PARTECIPANTI ALLA SNT:
PAESAGGIO, LA PROVOCAZIONE DI PIERO CAMPORESI

(cfr. dalla prefazione di Giorgio Boatti a "Le belle contrade" di Piero Camporesi, Saggiatore editore 2017


"...Nelle vite felici gli appuntamenti imperdibili non hanno fretta. Si prendono tutto il tempo necessario per andare a compimento e quindi far scaturire con convinzione i frutti dell'avvenuto incontro.
Questo è quanto accade nel lavoro di Camporesi che di anno in anno si amplia  in un  fiorire di opere che, pattugliando sempre i temi della vita materiale, dunque della corporeità ma anche delle costruzioni culturali e dell'immaginario popolare che lungo i secoli vi si protendono e vi si affondano, alla fine non può non intrecciare i suoi passi con quelli di chi, tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento, va in ricognizione lungo la penisola italiana e cerca di darne descrizione in testi e trattati, ovviamente sconosciuti ai più ma che non sfuggono alle reti gettate dallo studioso bolognese.
"Le belle contrade" è il libro, pubblicato nel 1992, che Camporesi dedica con provocatoria intelligenza al tema del paesaggio italiano.
Un grande geografo come Lucio Gambi dovrà ammettere che il concetto di paesaggio utilizzato da Camporesi 
piero camporesi (1926-1997) nel suo studio bolognese
in questa sua opera, ma anche in altri lavori, è spiazzante, anzi "non è inquadrabile  nelle architetture semantiche in cui si dispongono da una quarantina di anni in qua i concetti di paesaggio e i problemi che essi sollevano".
Il riferimento ai quattro decenni buttato lì da Gambi non è casuale, almeno per quanto riguarda il contesto italiano. E' solo dal dopoguerra, con l'inserimento del tema del paesaggio e della sua tutela nella Costituzione italiana (art. 9, "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione"), che la questione è uscita da ristretti ambiti disciplinari investendo non solo la politica e le sue rappresentanze ma anche i cittadini e le forme associative - si pensi ad Italia Nostra - sorte proprio a tutela del paesaggio.
Proprio questa modalità di affacciarsi sul più vasto orizzonte della comunità nazionale della questione del paesaggio ha condizionato la rigidità del successivo confronto. Pesavano  gli anni durante i quali lo sforzo della ricostruzione nazionale e il forsennato dinamismo produttivo, confluito nel boom economico, si erano preoccupati - più che di tutelare passate eredità paesaggistiche - di non essere intralciati da vincoli di Soprintendenze o dalle denunce puntuali e coraggiose dei pochi che, come Antonio Cederna (1921-1996), nei loro saggi e nei loro articoli, coglievano gli abusi in corso, le cancellazioni di aree pregiate e dunque dei segni di un passato iscritti sul nostro territorio.
Paradossalmente proprio il rinserrarsi difensivo del concetto di paesaggio all'interno di una ridotta di concetti estetici proposti come scontati e assoluti, dove anche il tempo e l'agire umano sembravano doversi arrestare in nome di valori più duraturi ma accessibili a pochi, rendeva faticoso il dialogo. Soprattutto in un Paese  dove, anche all'interno della stessa classe dirigente, era problematica  la comprensione e la condivisione di sacrosante battaglie contro devastazioni e abusi, così facili e dunque diffusi, in un Paese come l'Italia dove non c'è angolo in cui storia e natura, arte e ambiente, non procedano gomito a gomito.
Nei primi anni Sessanta un libro 
come la "Storia del paesaggio agrario" di Emilio Sereni, mobilitando lo sguardo dello storico, dell'economista e dell'agronomo, riusciva - pur facendo continuo riferimento al riscontro visivo, ed estetico del paesaggio elaborato nel corso dei secoli dalla produzione artistica  - a liberare, almeno in parte, il concetto di paesaggio da questa sorta di "ibernazione" elitaria.
Però erano state, di lì a poco, soprattutto le riflessioni di una nuova generazione di architetti, di urbanisti, di geografi, a portare il concetto di paesaggio nel presente, nella vita quotidiana delle comunità.
 Con "Antropologia del paesaggio" (1974) del geografo Eugenio Turri (1927-2005) emerge l'esigenza di quella "lunga marcia verso la conquista del reale", come la definisce nelle prime pagine de "Le belle contrade" Camporesi, che spinge per una visione integrale del paesaggio. Dunque non più solo incontro tra bellezza dei luoghi e proporzioni e colori e forme di inserimenti dovuti all'intervento umano ma paesaggio come "convergenza sinergica tra operosità creativa e visualizzazione delle realtà".

sabato 12 maggio, ZAVATTARELLO: SCUOLA DI NARRAZIONE TERRITORIALE. UNA SCUOLA? FORSE ANCHE ALTRO...

SNT: una scuola ma non solo 

"..forse anche un laboratorio, una bottega artigiana, artigiano da arte ovvero saper fare bene le cose, impararando l'arte nel praticarla accanto agli altri, procedendo fianco a fianco. un luogo e un modo: dove ciascuno ti passa la sua esperienza e al tempo stesso, nel trasferirla, si mette in discussione, si perfeziona...."


la felicità? due matite nuove e le pagine dei libri che ti appassionano


la felicità è anche aver comprato due matite nuove Faber Castell 8B e sapere già che si consumeranno, a poco poco, con le sottolineature fatte sulle pagine dei libri che ti appassionano. 
oggi su quelli di Paolo Repossi la matita Faber Castell 8B sta cominciando a tracciare il suo segno: per riandare alle parole e alle frasi, ai momenti della narrazione che mi colpiscono e che voglio ritrovare...
(paolo repossi sarà con noi, sabato 12, a Zavattarello, alla Scuola di Narrazione Territoriale).
Volete sapere perché? Perché Paolo Repossi è uno che scrive cose così, come parlando (i titoletti sono miei, gb)

DELLE STRADE E DEL LORO CAMBIAMENTO

"E' la strada di un posto che non interessa tanto al mondo.

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Quando il mondo si interessa di una persona, a questa non sembra vero, e le pare impossibile che si muovano così tante cose attorno a lei.
L'interesse del mondo ce la fa a cambiare la gente.
Se invece che per una persona l'interesse è per un posto, allora cambiano soprattutto le strade."

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DEGLI STRADINI

"Valle la sera, quando decide di leggere qualcosa, legge l'atlante. Guarda i Paesi e le città e cerca di immaginarsi che tipo di gente stia in quei posti. Lui è uno di quelli che sono capaci di inventarsi una personalità delle nazioni, un carattere dei continenti.
Ma più di tutti Valle è uno che vede i difetti degli uomini...

...Valle fa il cantoniere in provincia e dice che ormai, da come sono accartocciati i pacchetti di sigarette e dai titoli sulle custodie dei film porno, riesce a capire che li ha buttati"..

cfr. P. Repossi, Can che dorme, instar libri 


lunedì 7 maggio 2018

Oh che bel castello! Sabato 12 maggio a Zavattarello, nel cuore dell'appennino pavese, la Scuola di Narrazione Territoriale: IL PROGRAMMA E' QUESTO!


 Sì, sabato 12 maggio, il castello ci guarderà dall'alto dei suoi merli, delle sue mura secolari, del suo ponte levatoio, mentre giù in paese - nell'aula consiliare del Municipio di Zavattarello - parteciperemo al secondo appuntamento della Scuola di Narrazione Territoriale , organizzata da Fondazione Sviluppo Oltrepò all'interno del progetto Oltrepobiodiverso, varato nell'ambito dell'azione AttivAree di Fondazione Cariplo.
Si lavora assieme, coordinati dallo scrittore Guido Conti 
e affiancati da alcuni ospiti, ognuno focalizzato su un'angolazione specifica ma sempre correlata al tema da affrontare: come attingere agli elementi del passato, ancorati a determinati luoghi,  per costruire narrazioni territoriali capaci di dialogare col presente.
Narrazione, dunque non solo come scrittura.
Narrazione come costruzione di storie - attraverso ogni approccio, dalla parola alle immagini, dalla musica ad ogni comunicazione creativa - capaci di camminare per il mondo, di rafforzare legami, di accendere nuovi incontri.
Come ha detto il Nobel Kazuo Ishiguro: "Grandi e splendide industrie si ergono intorno alle storie. Editoria, cinema, televisione, teatro. Ma alla fine, tutto si risolve in una persona che dice all'altra: "Questo è ciò che sento io. Riesci a capirle quello che dico? E' lo stesso anche per te?".
Nel confronto in corso nella Scuola di Narrazione Territoriale emerge, con sempre maggior forza, quello che si è sempre saputo e, tuttavia, spesso, scordiamo: il fatto che non viviamo in un mondo ma, più esattamente, dentro la narrazione di un  mondo, di un determinato luogo. Narrazione più o meno nostra, più o meno consapevole. Affidata a prospettive, esperienze, modalità quanto mai diverse.

E nel corso della giornata - sbagliando s'impara, invece che in due giornate, sabato e domenica, come si era previsto, si lavora, su una sola giornata, dalle 9.30 alle 13, intervallo per pranzo condiviso e offerto dalla SNT ai partecipanti, poi si riprende dalle 14.30 alle 17.30 - si mette molto carne al fuoco.
A ogni tappa, e "contributo a tema" , corrisponde uno spazio successivo di tempo aperto al confronto tra i partecipanti. Obiettivo?  far afferrare ad ognuno una sua  sintesi "esperienziale". Non solo teoria, dunque, ma "costruire narrazioni: istruzioni per l'uso".

Comincia lo scrittore Guido Conti. Inserendosi sulla straordinaria conoscenza di personaggi su cui ha lavorato a lungo, fa emergere (trenta serrati minuti, dieci minuti ciascuno) la cornice territoriale, il legame con i "loro" luoghi, caratterizzanti tre importanti figure del novecento: Gianni Brera, Giovannino Guareschi (l padre di Peppone e don Camillo), 

Gianni Celati, l'autore di "Verso la foce" che pone sguardo nuovo al territorio padano e, dunque, oltrepadano. 


Tre figure rilevanti e tre modalità variegate di narrazione territoriale: accenderà un bel confronto. Coinvolgerà tutti.
Quindi una finestra più focalizzata sull'Oltrepò: incontriamo un bravo e schivo scrittore, Paolo Repossi, autore di romanzi e raccontati ambienti sulle nostre colline ma pubblicato dall'esigente editore (cuneese) Instar Libri.
In un'ora di botta e risposta Repossi ci fa entrare nella sua "officina territoriale" quella che poi mette in scena in "Estate in pieno. Quattro storie di collina", o nel paese di Montuberchielli "...una strada, quattro case e il torrente" dove si svolge "La gestione dell'aria" . Lasciando uno spicchio di attenzione anche per gli scorci che appaiono nei racconti de "il giorno della cipolla" e in altre opere.

Dopo l'intervallo di pranzo, condiviso e affollato sicuramente di serrate discussioni che abbisogneranno di un buon bicchiere di vino d'Oltrepò, si cambia musica.
Anzi, arriva la musica: quella di Camillo Moroni che, con i suoi amici del complesso "Bataquaerch" (genere? folk, punk, tales!) sta lavorando a una compilation di canzoni sorte attingendo alla storia locale oltrepadana, in particolare a quella epopea, tragica e luminosa, che è stata la lotta di resistenza fatta rivivere senza retorica, non come Storia (quella con la maiuscola, che giustamente spetta agli storici) ma come "storie" di persone semplici ed eccezionali al tempo stesso, "storie" da narrare cantando, appunto.

Un territorio, dei luoghi, sono anche dei palcoscenici dove incombono silenziose presenze. Sono lì - anche da noi - sotto gli occhi: case, costruzioni, interi paesi abbandonati. Come si dialoga con il silenzio di queste presenze senza più abitanti? Come si narrano le case vuote? 
A prendere per mano i partecipanti della Scuola di Narrazione Territoriale ed a condurli nell'arte di esplorare le case vuote sarà, nelle due ore finali della giornata, prima della sintesi conclusiva, Mario Ferraguti, autore dello splendido e poetico "La voce delle case abbandonate: piccolo alfabeto del silenzio" pubblicato da edicicloeditore.

Il programma di sabato 12 maggio, della giornata della Scuola di Narrazione Territoriale, a Zavattarello, è questo.
Se vi interessa non perdete tempo. Mancano pochi giorni.
Iscrivetevi al più presto: basta telefonare allo staff di Fondazione Sviluppo 0383.545735 oppure 338/2216609 / 333/7760213.