lunedì 30 aprile 2018

narratori territoriali, il catalogo è questo: da Proust a Calvino




Narrare. Delle due l'una: o dell'incontro con l'altro (dio, l'amore, il nemico, il destino, la fortuna, la sciagura, l'amicizia) o dell'esplorazione del mondo circostante. Dunque i luoghi: i narratori territoriali hanno bisogno dei luoghi per entrare in se stessi e nel mondo.
I luoghi, lo scrive Proust, sono "giacimenti profondi del nostro terreno mentale". Lo spiega, all'inizio della Recherche, quando è alle prese con i due sentieri - la strada di Swann, verso Méséglise, o la passeggiata dalla parte dei Guermantes - della sua ricerca del tempo perduto.
Italo Calvino - ne la strada di San Giovanni - del suo rapporto con i luoghi, a cominciare dai sentieri, dice cose fondamentali, da porre ad incipit di ogni riflessione sulla narrazione territoriale. 

un sentiero - la strada di san Giovanni, appunto - è il discrimine tra mondi interiori e mondi nei quali incamminarsi, è la frontiera tra lui e suo padre: "la strada che suo padre percorreva per andare al podere di San Giovanni segnava la sofferta divisione tra il suo mondo, fatto di boschi e campi, e quello del figlio, labirinto di muri e di carta".

Narrazione territoriale è imparare che VIVIAMO NEL MONDO CHE CI NARRIAMO e i luoghi sono, prima di ogni altra cosa, i guardiani ai quali affidiamo le nostre narrazioni. O meglio, le nostri visioni del mondo. Lo intuisce e lo spiega benissimo Italo Calvino nelle prime pagine de "La strada di San Giovanni":
"Per mio padre il mondo era di là in su (ovvero dalla strada di San Giovanni, che portava ai poderi della collina, nda), e l'altra parte del mondo, quella di giù ( la città di San Remo, il lungomare, la vita urbana, nda), era solo un'appendice, talvolta necessaria per le cose da sbrigare, ma estranea e insignificante, da attraversare a lunghi passi quasi in fuga, senza girare gli occhi intorno.

Io no, tutto il contrario: per me il mondo, la carta del pianeta, andava da casa nostra in giù, il resto era spazio bianco, senza significati; i segni del futuro mi aspettavo di decifrarli laggiù da quelle vie, da quelle luci notturne che non erano solo vie e le luci della nostra piccola città appartata, ma LA CITTA', uno spiraglio di tutte le città possibili, come il suo porto era già i porti di tutti i continenti...".

la carta del pianeta: ad ognuno la sua, da disegnare

La carta del pianeta: dunque la rappresentazione - simbolica e tuttavia fatta di concretissimi elementi di luoghi, e memorie ed esperienze - dei mondi che portiamo in noi e che ci guidano nelle nostre ricognizioni attraverso spazi abituali o nuovi. La carta del pianeta: ognuno ha la sua. da descrivere, da disegnare, dove far incontrare i mondi-luogo che ci fanno essere quel che siamo. 
(g.b.)

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