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Ciao,
Ho ricevuto il programma della Scuola di Narrazione Territoriale di sabato 12 maggio, a Zavattarello: ottimo, veramente.
Ho cominciato a fare qualche prova per il blog. Non scrivo molto in italiano.
In ogni modo, si tratta di un esperimento, e l’unico rischio è di imparare e migliorare. E prima o poi riuscirò a produrre qualcosa che possa andare bene per il blog. Per ora, è un buon esercizio.
Ho scritto questo testo venerdì; poi ho cominciato a tagliare; a lasciar decantare. Ero quasi convinto di non mandartelo, poi è arrivato il programma di sabato, con la frase di Ishiguro, e mi sono accorto che quello che ho scritto aspirava proprio a questo: Ma alla fine, tutto si risolve in una persona che dice all’altra: “Questo è ciò che sento io. Riesci a capirle quello che dico? È lo stesso anche per te?”
Ho anche voluto esplorare la parola “nembo” che mi ha affascinato così tanto durante il primo incontro di SNT.
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(la prossima volta, simon, una foto dei nembi, anzi dei tre tipi di nembi che corrono sopra il cielo di varzi; questa l'abbiamo attinta in rete) |
Quartino
1 (NEMBI)
Sono alla
scrivania. Avrei del lavoro da fare, invece fisso il rettangolo di cielo
definito in alto e a sinistra dalla mia finestra. Gli altri due lati sono la
grondaia della chiesa parrocchiale, e le irregolari corrugazioni dell’orizzonte
formato dalle ultime tegole sullo spiovente dell’edificio di fronte, che ospita
una storica bottega di salumi e pasta fresca. Anche stamattina c’è un vento
insolito. Servirà per portare via la pioggia, ma probabilmente anche per
portarne altra. Le nuvole viaggiano a tre velocità distinte. I nembi bassi di
grigio tenue, con un puntino di canna di fucile, scivolane via come se
attraversassero una superfice prive di attrito: un pavimento liscissimo, appena
incerato. Quelli sopra sembrano indecisi; quasi volessero restare. Poi vengono
trasportati lentamente; assorti nel richiamo della scia di quelli più carichi.
Gradualmente, il vento prende quota; le ultime nuvole, guardiane della
troposfera, cercano di librarsi: custodiscono la membrana di azzurro che tiene
al riparo questa nostra versione del mondo dall’infinito.
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